Svegliati Italia! Quattro anni dalla promulgazione della Legge Cirinnà sulle Unioni Civili, eppure questo appello continua ad essere attuale. La legge 20 maggio 2016 resta una delle misure di cui il nostro Partito va più fiero: essa ha ridato dignità e soprattutto ha permesso a tante e a tanti di emergere da una vergognosa situazione di invisibilità all’interno del proprio paese, andando così a modificare la vita della nostra comunità nazionale. Ma questa non può che essere vista come un primo grande risultato di quello che è il percorso di uguaglianza ed equiparazione dei diritti per tutte e per tutti. Infatti, all’interno dei nostri territori, dei nostri spazi pubblici e in certi programmi televisivi vige ancora quella cultura dominante che non possiamo che definire “patriarcale”, da cui omobitransfobia, sessismo e cultura dell’annientamento dell’altro hanno origine. Abbiamo avuto modo di vederlo anche nella nostra provincia dove un ragazzo di Santa Croce venne aggredito da degli squadristi fuori da una discoteca, o quando si sono verificati quei casi di violenza istituzionale tra i quali ricordiamo le assurde dichiarazioni dell’allora sindaca di Cascina Susanna Ceccardi appunto sulla promulgazione della Legge sulle Unioni Civili. A queste persone, a questi squadristi e a questi rappresentanti delle istituzioni gridiamo ancora oggi “Svegliati Italia!”.
Non è un caso che il giorno prima dell’allentamento delle misure di lockdown il presidente Conte e il segretario Zingaretti abbiano voluto sollecitare le forze politiche a trovare insieme un accordo per una legge contro l’omofobia. Ebbene sì: mentre negli altri paesi europei sono state varate una serie di riforme per contrastare i crimini omobitransfobici, come la riforma 2012 del codice penale maltese che ha vietato i crimini di odio basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, o come in Francia dove dal 1985 la classe politica compie grandi passi in avanti con una serie di riforme della legislazione nazionale per contrastare le discriminazioni per l’orientamento di genere, qui in Italia non esistono norme che vadano in questa direzione. Per questo, come spiegato dalla senatrice Cirinnà in occasione della Giornata Mondiale contro l’omobitransfobia nel corso della diretta della consigliera regionale Alessandra Nardini, il lavoro che ci attende in questa fase in cui torneremo gradualmente alla “normalità” è quello di portare a nuovi traguardi il nostro paese.
In Parlamento molti deputati stanno lavorando ad un testo unificato per una legge che da una parte sia in grado di colpire tutti i crimini d’odio inserendoli nella Legge Mancino, passaggio che permetterà di tutelare persone omosessuali, bisessuali, transessuali, come anche donne solo per il fatto di essere donne, aggredit* sul web proprio per la loro identità di genere o orientamento sessuale; dall’altra parte attui la creazione di un percorso propositivo ed educativo attraverso l’introduzione dell’educazione alla differenza di genere durante la formazione scolastica, nonché di un piano di sostegno e recupero delle vittime di questo stigma.
Quest’ultimo punto ci sembra particolarmente interessante: non solo la norma andrà a punire il trasgressore, ma si prenderà l’importante compito di prevenire la possibilità che questi reati proliferino e mietano sempre più vittime. L’idea è infatti che sostenendo una cultura alternativa a quella patriarcale, si educhino le nuove generazioni ai valori di uguaglianza e rispetto che, come ricordato dal Presidente Mattarella, sono l’inchiostro con cui sono scritte le pagine della nostra Costituzione repubblicana – con buona pace di chi urla “al gender! al gender!”, nascondendo dietro teorie complottiste un perverso bigottismo oppressivo.
Sebbene troppi pensino che questi siano temi astratti o marginali, che non parlano dei veri bisogni della gente – come se la dignità dell’essere umano non fosse un tema di importanza primaria – siamo convinti che certi valori, specialmente se affrontati con la tenacia e la passione che ha sempre contraddistinto il nostro operato politico, vengono portati avanti e diventano bandiere.