La lettera della Commissaria provinciale PD, Senatrice Valeria Valente, pubblicata sul Corriere Fiorentino il giorno martedì 1 giugno 2021.

Caro direttore, dopo aver letto l’articolo sul Corriere Fiorentino del 27 maggio, in cui mi si attribuisce la volontà di aprire «un processo politico al Pd pisano», ritengo necessarie alcune precisazioni rispetto alle vicende politiche e giudiziarie che riguardano il distretto conciario di Santa Croce: l’inchiesta su Keu, ‘ndrangheta e sversamenti illeciti da una parte e, dall’altra, l’inchiesta sulle norme a favore del distretto conciario che, invece, è separata dalla prima e che vede coinvolti nostri amministratori.

In primo luogo, non avverto alcun bisogno di aprire un processo né verso il Pd né verso alcuni suoi rappresentanti coinvolti. Le vicende giudiziarie che sono aperte seguiranno il loro corso, attraverso tempie modalità della giustizia che non possono essere sostituiti da nessun altro intervento o giudizio sommario. Così come sarebbe un errore usare impropriamente quelle che ad ora sono ipotesi per prendere di mira un territorio che in questi anni ha accettato la sfida innovativa di un modello produttivo basato su un sistema di economia circolare.

L’intera comunità politica del Pd nel Valdarno ha sempre ritenuto che lo sviluppo economico andasse coniugato con la tutela dell’ambiente, del lavoro di qualità, della salute pubblica e della legalità. Trasparenza, lotta alla criminalità organizzata e promozione di uno sviluppo sostenibile sono stati e continueranno ad essere valori fondamentali per la comunità democratica di questi territori.

E per questo sono convinta che sia nell’interesse di tutti i nostri amministratori che i controlli delle autorità procedano il più veloce possibile e chiariscano tutti i dubbi che oggi sono sul tavolo. Questo, appunto, è il compito della magistratura, che va rispettato; quello di un partito politico è un altro, almeno dal mio punto di vista. Ed è capire se e dove ci siano state sottovalutazioni o errori di valutazione.

Non c’è dubbio infatti che quando si parla di rapporto tra criminalità ed economia le antenne vadano tenute dritte sia all’interno delle istituzioni sia fuori di esse. Anche questo, infatti, rientra tra i compiti e i ruoli di una forza politica come la nostra. Ecco perché ho coinvolto circoli, territori, iscritti, chiedendo loro di partecipare ad un percorso per capire quello che è accaduto.

Una nostra riflessione autonoma, chiara, anche critica, ma costruttiva, per capire se qualcosa non sia andato per il verso giusto e perché non ce ne siamo resi conto in tempo. Questo è ciò che serve sia per salvaguardare un modello virtuoso di economia e produzione nei comuni del Valdarno inferiore, sia per rilanciare ruolo e funzione di una classe politica del territorio che nel tempo e coi fatti ha dimostrato autorevolezza, capacità amministrativa e trasparenza.

Da questa vicenda usciremo tutti più forti se non ci tireremo indietro rispetto a questo passaggio oggi necessario. Distinguendo le responsabilità penali da quelle politiche. Sapendo, senza timori, riprendere la parola. Chiedendo per esempio più controlli e più trasparenza e pubblicità degli stessi; modelli di governance dei processi meno ingessati e permanenti; più risorse e mezzi a chi è chiamato a fare i controlli richiesti; codici etici più stringenti per tutti i decisori coinvolti; e una definizione più chiara dei ruoli tra pubblico e privato.

Su questo impianto, in qualità di Commissaria della Federazione pisana del Pd, sto chiedendo uno sforzo di elaborazione comune e condivisa, a partire dai territori direttamente coinvolti che in queste settimane stanno reggendo una prova difficile e complicata e ai quali va tutto il nostro sostegno.

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