Di seguito la posizione ufficiale del Partito Democratico provinciale di Pisa.

In queste settimane la nostra comunità politica, a partire da quella dei comuni del Valdarno, ha vissuto momenti di sconcerto di fronte a notizie che non avremmo mai voluto ascoltare. Come un pugile suonato all’angolo abbiamo avuto la necessità di tempo per rifiatare, per riprendere il vigore e la lucidità perduta. Questo tempo non è stato sprecato in inutili attese. Era necessario che la nostra comunità si ritrovasse, riavviasse ascolto, comprensione e condivisione. Siamo consapevoli che i tempi di questa difficile e dolorosa elaborazione sono stati lunghi, probabilmente troppo, contribuendo ad alimentare un senso di smarrimento e di sfiducia. Sappiamo che hanno concorso ad aprire un varco in cui la discussione pubblica è stata segnata da posizioni personalistiche, che nella loro mancanza di coesione hanno alimentato il senso di confusione. Abbiamo il dovere come partito, che peraltro guida la maggior parte delle amministrazioni locali e la regione Toscana, di esprimerci e di fissare obiettivi chiari, assumendo come temi basilari la tutela della salute e dell’ambiente, la legalità, l’innovazione e la promozione di uno sviluppo economico sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.

Le vicende giudiziarie legate all’inchiesta denominata Keu, guidata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Firenze, che ha coinvolto il territorio del distretto di Santa Croce sull’Arno in maniera diretta seguiranno il loro corso, attraverso tempi e modalità della giustizia che non possono essere sostituiti da nessun altro intervento o giudizio sommario. Così come sarebbe un errore usare impropriamente quelle che ad ora sono ipotesi per prendere di mira un territorio che in questi anni ha accettato la sfida innovativa di un modello produttivo basato su un sistema di economia circolare, considerando peraltro che nessuna delle vicende che vede coinvolti esponenti del nostro partito riguarda reati collegabili a rapporti con la criminalità organizzata.

Purtroppo i dati che emergono anche in queste ore evidenziano come il prezzo che i nostri territori rischiano di pagare agli interessi riconducibili alla criminalità organizzata potrebbero essere altissimi, fino a configurare un vero e proprio disastro ambientale.
L’intera comunità politica del Partito democratico nel Valdarno ha sempre ritenuto che lo sviluppo economico andasse coniugato con la tutela dell’ambiente, del lavoro di qualità, della salute pubblica e della legalità. Trasparenza, lotta alla criminalità organizzata e promozione di uno sviluppo sostenibile sono stati e continueranno ad essere valori fondamentali per la comunità democratica di questi territori. E per questo auspichiamo anche nell’interesse di tutti i nostri amministratori che i controlli delle autorità procedano il più veloce possibile e chiariscano tutti i dubbi che oggi sono sul tavolo. Questo, appunto, è il compito della magistratura, che va rispettato.

Noi come comunità politica abbiamo un compito di tipo diverso, compiendo delle valutazioni che sono indipendenti dai tempi che l’inchiesta richiede. Dobbiamo capire se e dove ci siano state sottovalutazioni, mancati allarmi, scelte sbagliate o errori di valutazione dovuti all’abbassamento dei livelli di guardia. Non c’è dubbio, infatti, che quando si parla di rapporto tra criminalità ed economia le antenne vadano tenute dritte sia all’interno delle istituzioni sia fuori di esse. Anche questo, infatti, rientra tra i compiti e i ruoli di una forza politica come la nostra. Va affrontata e definita una nostra riflessione autonoma, chiara, anche critica, ma costruttiva, per capire se qualcosa non sia andato per il verso giusto e perché non ce ne siamo resi conto in tempo. Questo è ciò che serve sia per salvaguardare un modello virtuoso di economia e produzione nei comuni del Valdarno inferiore, sia per rilanciare ruolo e funzione di una classe politica del territorio che nel tempo e coi fatti ha dimostrato autorevolezza, capacità amministrativa e trasparenza. Da questa vicenda usciremo tutti più forti se non ci tireremo indietro rispetto a questo passaggio oggi necessario.

Il fenomeno delle infiltrazioni malavitose è un tema prioritario, da affrontare con il massimo dell’attenzione, da non sottovalutare mai, operando al massimo delle proprie possibilità per respingere ogni tentativo di permeare il tessuto produttivo locale. Bene ha fatto il Consiglio regionale ad istituire una Commissione d’inchiesta regionale sulle infiltrazioni mafiose. Come sempre l’azione politica si deve tradurre in scelte e strumenti nelle istituzioni per le quali le cittadine e i cittadini toscani ci hanno scelto.

Dobbiamo necessariamente apportare profondi cambiamenti al sistema di gestione dei rifiuti. Qualsiasi sarà l’esito del percorso processuale, dovremo intervenire con un’opera di totale trasparenza delle attività di smaltimento e riutilizzo dei materiali derivanti dalla lavorazione conciaria. Questo però non deve significare una tabula rasa dei tanti traguardi finora raggiunti in questo campo, perché un ritorno all’uso delle discariche rappresenterebbe un balzo indietro di almeno 30 anni nelle politiche di gestione dei rifiuti.

È venuto il momento di un nuovo, serio e coraggioso Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati (Prb), come annunciato dalla Giunta regionale. Un Piano che, nella logica della gestione integrata e dell’economia circolare, affronti le questioni dei Distretti produttivi toscani (oltre al Cuoio, la Carta e il Tessile) e superi il conferimento in discarica. Un Piano che non disegni una Toscana in cui ci sono aree che producono rifiuti e altre che li smaltiscono, ma persegua l’obiettivo dell’equilibrio territoriale nell’ottica della prossimità dei conferimenti.

Lo possiamo fare chiedendo per esempio più controlli e più trasparenza e pubblicità degli stessi; modelli di governance dei processi meno ingessati e sostanzialmente permanenti; più risorse e mezzi a chi, come Arpat è chiamato a fare i controlli richiesti; codici etici più stringenti per tutti i decisori coinvolti; e una definizione più chiara dei ruoli tra pubblico e privato anche nella definizione dei rispettivi rapporti con comportamenti che delineano una chiara distinzioni di funzioni.

Le istituzioni non possono e non devono abbassare il livello di linee guida e soglie d’accettabilità nel trattamento degli inquinanti e dei fanghi di risulta. Né può il Partito Democratico sostenere arretramenti nei confronti della tutela della salute e della sostenibilità ambientale. Dobbiamo avere il coraggio di compiere scelte irreversibili, che impongano politiche ancora più innovative e chiedere una discussione sulla pianificazione del trattamento dei rifiuti urbani e industriali, superando ritardi che oggi paghiamo. Accanto al mantenimento di Arpat nella funzione di controllo, va garantita la propria terzietà e rafforzata con assunzioni di personale e misure organizzative per potenziare l’intero sistema regionale dei monitoraggi ambientali. Di questi due aspetti deve senza indugio, farsi carico la Regione Toscana, con una discussione adeguata e risposte concrete.
Nell’ambito del Distretto Industriale, va resa più efficace la partecipazione ed il controllo pubblico. Per ottenere questo risultato è sicuramente utile rafforzare la governance stessa designata dai soci pubblici dei Consorzi di Depurazione, cioè i Comuni, i cui rappresentanti dovranno esprimere competenze ed autorevolezza tali da essere in grado di perseguire sempre l‘obiettivo generale di tutela della salute e del territorio.

Occorre parimenti che le assemblee dei soci siano frequenti, che sia garantita una maggiore informazione e trasparenza con report che illustrino l’andamento e soprattutto le eventuali criticità dell’azienda. E, specie a seguito delle ultime vicende, potrebbe essere molto utile, per aumentare la credibilità dell’intero comparto, istituire un organo scientifico terzo e indipendente di controllo.

Il metodo della concertazione territoriale ha dato luogo agli accordi di programma avviati fin dal 2004 che ci porteranno alla realizzazione del Tubone, progetto leader in Italia. I soggetti pubblici dovranno accompagnare il progredire del progetto “tubone” in modo da verificare costantemente i passi compiuti ed il percorso ancora da compiersi. Proprio l’accordo di programma riguardante le acque reflue, ha l’obiettivo fondamentale di utilizzare la acqua depurata in luogo dell’ emungimento dalla falda, con ricadute ambientali positive. Dobbiamo partire da questa esperienza per rilanciare su nuove sinergie in ottica ambientale.

Ci facciamo carico del grave tema occupazionale relativo alla scadenza del divieto dei licenziamenti. Chiediamo ai nostri rappresentanti istituzionali di farsi carico di questo aspetto ed evitare che vi siano conseguenze con pesanti ricadute sociali sull’intero territorio comprensoriale.

L’attuale servizio svolto dal Polo Tecnologico Conciario (PO.TE.CO.) deve essere rilanciato per accrescere la formazione e la ricerca del settore conciario-calzaturiero, sviluppando sinergie e collaborazioni sempre più strette con altri poli di ricerca, università e altre istituzioni pubbliche e private operanti anche nel settore della moda, sottoponendo la programmazione a valutazioni scientifiche esterne. Lo stesso “Tavolo di Distretto” andrebbe reso più efficace, anche dotandolo di un profilo più istituzionale e definito, attraverso un proprio statuto o regolamento aggiornato che ne indichi con precisione la finalità e le funzioni.

Riteniamo che anche il settore privato debba fare la propria parte. Va rilanciata, e con obbiettivi più qualificanti e stringenti, la certificazione ambientale di tutto il Distretto, va verificata l’adeguatezza del Codice Etico di Distretto, bisogna procedere ad un suo eventuale aggiornamento e rendere cogenti le sue prescrizioni, al pari del suo Regolamento operativo. In questo senso, dovranno essere pensate e realizzate ulteriori iniziative che coinvolgano tutti gli attori sociali ed economici del territorio in modo da proporre costantemente messaggi per la legalità e contro la criminalità organizzata, anche attraverso iniziative appositamente pensate e programmate.

E’ poi utile chiedersi se non sia opportuno aumentare il livello di integrazione e razionalizzazione delle rappresentanze delle associazioni datoriali conciarie e degli impianti a servizio del sistema esistenti sulle due rive dell’ Arno, verso una loro progressiva unificazione. Evidentemente questo percorso va accompagnato da iniziative che rafforzino l’integrazione delle politiche degli Enti locali, con forme avanzate di cooperazione.
Considerando inoltre la rilevanza sociale per la tutela della salute, la salvaguardia dell’ambiente e la qualità del lavoro degli impianti gestiti da queste aziende, può essere opportuna la presenza nei consigli d’amministrazione dei consorzi di depurazione di almeno un rappresentante designato dai sindacati maggiormente rappresentativi.

Dobbiamo, insomma, iniziare a sviluppare le azioni necessarie a stimolare la progettazione di un modello di economia circolare integrato che possa supportare la sostenibilità economica ed ambientale del sistema produttivo del Distretto Industriale del cuoio, ripartendo dallo slogan “produrre senza inquinare” che deve essere attualizzato e reso concreto.

In questo senso il Pnrr e la transizione ecologica devono essere la spinta per sviluppare progetti concreti all’insegna della sostenibilità che riguardino l’intero comparto produttivo.
In un’ottica più immediata, dobbiamo innanzitutto valorizzare tutti gli sforzi compiuti fino ad oggi da parte del comparto conciario locale, dalle istituzioni e dalle forze politiche, ed è opportuno iniziare da una analisi dell’attuale situazione ambientale e sanitaria di questo territorio, organizzando incontri pubblici con il supporto dell’ARS e dell’ARPAT.

L’ARS (Agenzia Regionale per la Salute) conduce, fin dalla sua istituzione, una raccolta dati che mappa Comune per Comune l’intero territorio regionale, con dati che pubblica attraverso grafici sul proprio sito istituzionale, che possono essere consultati da tutti i cittadini. Questi dati confermano la bontà del lavoro svolto sul tema della salvaguardia ambientale.

L’ ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ed il Territorio), nello svolgimento della propria attività di tutela e di indagine, attraverso le sue stazioni di monitoraggio e i suoi controlli, ha anch’essa raccolto queste informazioni in una banca dati consultabile. Anche in questo caso i risultati dei monitoraggi e dei controlli mostrano un generale rispetto delle normative e la salvaguardia delle matrici ambientali.

E’ importante far conoscere questo quadro d’insieme e illustrare i dati raccolti. Contestualmente, occorre avviare un percorso di confronto con tutte le associazioni che si occupano di legalità ed ambiente, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria che insistono sul territorio del Valdarno Inferiore. Questa vicenda torna a segnalare l’esigenza di rafforzare il partito, recuperando un senso di comunità e una capacità di intermediazione alta e trasparente con le forze sociali, economiche e civiche. Un partito che accompagni costantemente i suoi rappresentanti istituzionali e che, come soggetto collettivo e plurale, sia vero tramite tra cittadini, territori e istituzioni, arginando così i possibili eccessi di una personalizzazione che, peraltro, rappresenta una spinta strutturale delle democrazie contemporanee.

Questi sono i contenuti che oggi il Partito democratico vuole comunicare a tutte le cittadine e i cittadini della Toscana. Siamo la comunità di donne e uomini che negli anni hanno cercato di costruire un sistema virtuoso di governo. Non abbiamo la pretesa di aver fatto tutto bene e di non aver fatto errori. Consapevoli dei limiti abbiamo indicato i percorsi possibili per superarli.

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